L’appello scatta come da consolidata abitudine di questa consiliatura, con in ritardo rispetto all’orario della convocazione (un’ora). Appena cinque i consiglieri assenti, nonostante si sia ormai in piena campagna elettorale inoltrata. Troppo importanti gli argomenti all’ordine del giorno (soprattutto l’approvazione dei provvedimenti finanziari, sollecitati anche dal Prefetto), col rischio – altrimenti – di uno scioglimento del Consiglio comunale.
Un Consiglio, quello di ieri, dai toni accessi, culminati con l’approvazione dei provvedimenti più delicati “ad unanimità dei presenti” (cioè i 19 consiglieri della maggioranza), perché l’opposizione in segno di protesta ha abbandonato anzitempo l’aula.
Un’opposizione che – ha tenuto a rimarcare Dante Santoro della Lega – “si è triplicata nel corso della consiliatura: una dato importante, segno che c’è stata una redenzione di massa”.
Subito toni accesi per una dura presa di posizione del consigliere (candidato a Sindaco) Antonio Cammarota, che ha contestato la mancata concessione di Piazza Portanova per i comizi elettorali. “Intervenga il Prefetto – ha tuonato dai banchi dell’opposizione – è un atto palesemente illegittimo perché viola il diritto civile e politico a concludere la campagna elettorale in condizione di par condicio con gli altri candidati alla carica di Sindaco, e ai cittadini di partecipare”.
Pomo della discordia una delibera di giunta del 2019 che riserva le piazze Portanova, Amendola, Mazzini e Concordia solo a comizi elettorali con presidenti e segretari nazionali di partiti politici. «Tale disposizione – spiega l’avvocato Cammarota – è in contrasto con la normativa elettorale che pone tutti i candidati con gli stessi diritti e gli stessi obblighi nella competizione elettorale».
Manco il tempo di riprender fiato, che a denunciare ulteriori violazioni di legge (e di Statuto) è Roberto Celano, di Forza Italia, cui viene consegnata, a ridosso del Consiglio comunale, una risposta scritta ad una sua interrogazione relativa alla deviazione del Fusandola, presentata, a suo dire “sette mesi fa”. “Non mi è stato dato il tempo tecnico di leggerla ed esaminarla – dice – questo è un Consiglio comunale allo sbando, senza Sindaco (assente in quel momento, poi si è saputo per un malore rientrato in chiusura di Consiglio comunale, ndr), senza assessori. Eppure, i temi all’ordine del giorno sono rilevanti e delicati”.
Quindi, il delicatissimo tema della gestione finanziaria: “Questa è l’amministrazione dei topi, dei ratti, delle blatte e della monnezza – ha accusato Celano – che mostra dai conti enormi difficoltà, e spalma disavanzi finanziari incresciosi sulle future generazioni. Se dovessimo vincere, come primo atto chiederemo un’ispezione ministeriale: incomprensibile pagare le tasse più alte d’Italia senza fruire di servizi. Si cementifica non per investire ma solo per coprire le spese correnti. L’indebitamento, 181 milioni, è alle stelle e quest’anno sono stati concessi ulteriori 45 milioni dalla Cassa Depositi e prestiti: altri debiti che graveranno sulle future generazioni. E nonostante tutto non si è riusciti a portare l’indebitamento sotto la soglia del 10% imposta dalla legge”.
Leonardo Gallo ha rincarato la dose leggendo i rilievi mossi dai revisori dei conti, che raccomandano, tra le altre cose, di “attivare una accurata, tempestiva ed adeguata analisi della situazione finanziaria ed amministrativa; ridurre lo stock dei debiti commerciali quanto prima possibile; adottare con urgenza ogni misura idonea tesa alla diminuzione e alla inversione del trend negativo dell’anticipazione di tesoreria; programmare la corretta gestione e valorizzazione del patrimonio comunale; monitorare e verificare l’economicità della gestione dei servizi pubblici; verificare la qualità delle procedure e delle informazioni (trasparenza, tempestività, semplificazione, etc.”)”.
Non una bocciatura, insomma, ma quasi. Difesa affidata all’assessore al ramo Luigi Della Greca, secondo cui i conti sono in ordine nonostante le evidenti difficoltà (legate a fattori contingenti ma anche al taglio dei trasferimenti dallo Stato). Quanto al ritardo nell’approvazione, l’assessore ha fatto notare che lo slittamento dei termini è scaturito da una sentenza della Corte costituzionale che il 5 maggio scorso ha reso impossibile l’approvazione dei bilanci e dei rendiconti finanziari in tanti comuni. L’intervento del Governo prima e del legislatore poi è stato tardivo: inevitabile quindi lo slittamento dei termini.
Parole al vetriolo anche da Gianpaolo Lambiase “E’ gravissimo essere arrivati alla scadenza di mandato e non aver adempiuto agli obblighi di legge, soprattutto in una situazione prossima al “dissesto finanziario” come quella del Comune di Salerno”.
Alla fine il provvedimento passa: interviene, in chiusura, anche il sindaco, che respinge accuse e critiche, ricorda le opere realizzate (Piazza della Libertà) e progetti presentati, e tuona contro i “leoni da tastiera che pontificano”.

(Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud del 15 settembre 2021)

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