Ama definirsi un “pediatra prestato alla gastroenterologia”, nato “per caso” a Martina Franca. Per diversi giorni si è parlato di lui anche come possibile candidato a sindaco. Oggi guida la Lista Salerno Città Aperta, che sostiene la candidata a sindaco Elisabetta Barone.
Chi è Basilio Malamisura?
“Sono stato ricercatore all’università di Napoli e poi direttore del reparto di pediatria e del Centro di riferimento regionale per la celiachia di Cava dei Tirreni. In questo ruolo ho collaborato ad importanti progetti di ricerca, sia nazionali che internazionali, sulla celiachia. Oggi Sono responsabile del Centro per i disturbi digestivi e alimento-correlati della Casa di Cura Tortorella, a Salerno, e ho una serie di collaborazioni anche internazionali nel campo della telemedicina”.
Di lei si è parlato tempo fa anche come possibile candidato a sindaco…
“Alcuni amici mi avevano avvicinato, conoscendo la mia non simpatia per l’amministrazione attualmente in carica. Quel discorso non è poi andato a buon fine perché mi sono reso conto che non era possibile coagulare larghe fette dell’opposizione. Poi ho ricevuto l’offerta di fare da capolista in questa lista civica che sostiene la candidata a sindaco Elisabetta Barone. Il progetto mi è piaciuto e l’ho ritenuto degno di essere sposato”.
Cosa le è piaciuto del progetto di Elisabetta Barone?
“Innanzitutto, la persona: viene dalla società civile, ha dato prova di saper gestire una squadra, perché l’ha fatto nella scuola. È attenta a progetti nel sociale: un po’ la mia storia. Poi la Barone ha idee chiare sulla gestione della città: per troppi anni si è realizzato un modello politico che ha confinato i cittadini in un angolo, non ha consentito di interagire con le istituzioni. La nostra candidata a sindaco parla inoltre di contenuti innovativi e di un modello di città non più fondato sulla ricerca ossessiva della gestione del potere”.
Lei viene dalla sanità: la pandemia ne ha fatto un settore ancor più nevralgico e strategico dal punto di vista politico.
“La pandemia ha messo a nudo tutte le criticità della nostra organizzazione territoriale della sanità che certo non dipende dal Sindaco o dal Comune: ma il sindaco del comune capoluogo, il più popoloso dell’Asl, deve contribuire alla gestione delle attività sanitarie per assicurare ai suoi cittadini una sanità degna di essere definita tale”.
In che modo?
“Innanzitutto partecipando ai tavoli tecnici: questa amministrazione se n’è dimenticata, distratta dalla gestione del potere all’interno dell’azienda sanitaria e dell’azienda ospedaliera”.
Quale modello alternativo propone?
“Una delle mie proposte è di implementare una modalità di interazione medico-paziente del tutto innovativa, che è la telemedicina”.
Uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione uscente e del presidente De Luca è il nuovo ospedale.
“Non abbiamo bisogno di un nuovo ospedale. Dobbiamo pensare ad una modalità di assistenza diffusa. Meglio una Cittadella sanitaria che un mega ospedale”.
Qual è la differenza?
“I codici rossi e gialli, nei pronto soccorso, non superano il 10% in totale. Questo vuol dire che il 90% degli accessi sono appannaggio di codici bianchi e verdi. Il paziente molte volte arriva in ospedale perché ha difficoltà ad accedere al servizio territoriale. In sanità è l’offerta che genera la domanda: non è costruendo un ospedale più grande che potremmo rispondere meglio alle necessità dell’utenza. Anzi, la storia ci dice che anche l’ospedale più grande del mondo andrà comunque in sovraccarico se la gente penserà di poter far tutto lì. Bisogna creare percorsi virtuosi con la medicina territoriale, e fare in modo che l’accesso in ospedale sia riservato solo ai pazienti che non possono essere gestiti sul territorio”.
Come frenare la fuga dei giovani dalla città?
“Stiamo costruendo grattacieli, che spuntano ormai come funghi, ma sono inavvicinabili per le giovani coppie. Stiamo perdendo i giovani. Tra poco Salerno sarà una città per vecchi”.

(Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud del 16 settembre 2021)

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